Lo svezzamento del bambino: che cos’è e quando iniziare

Lo svezzamento del bambino: che cos’è e quando iniziare

Quella dello svezzamento è una fase particolarmente delicata del processo di crescita del bambino: forse anche per questo desta tante ansie e preoccupazioni nei genitori. I quali, per la paura di sbagliare, tendono spesso ad affannarsi alla ricerca del consiglio giusto o della soluzione adatta, rischiando tuttavia, così, di commettere proprio l’errore più grande: seguire le indicazioni della vicina di casa, o della blogger, o della influencer, invece che quelle del pediatra o del nutrizionista; le uniche, cioè, davvero scientificamente fondate e utili a tracciare un percorso che saranno poi l’esperienza quotidiana, l’istinto materno/paterno, la conoscenza diretta del proprio figlio a completare nel migliore dei modi!

Foto tratta da: www.drloudonpediatricneurosurgery.com/

Per dare un valido supporto ai genitori, e considerando che un errato svezzamento incrementa anche la possibilità che il bambino sviluppi sovrappeso e obesità, il network Corriamo a Tavola propone, a partire da quest’articolo, una serie di approfondimenti in materia a cura della dottoressa Gabriella Regis, biologa nutrizionista per bambini, a Torino, e referente scientifica del progetto che vede coinvolti:

  • FIMP Torino e Provincia,
  • FIMP Piemonte,
  • Uisp Piemonte
  • e Associazione Cuochi Torino.

In questo primo articolo partiamo dunque dalle basi, chiarendo che cos’è lo svezzamento, perché è importante per il bambino e rispondendo, poi, a una delle domande che più spesso si pongono le mamme e i papà dei lattanti: quando iniziare lo svezzamento?

CHE COS’È LO SVEZZAMENTO

I termini svezzamento, o divezzamento, o alimentazione complementare individuano il momento in cui il bimbo passa da un tipo di alimentazione esclusivamente lattea ad un tipo di alimentazione che comprende anche alimenti semi-solidi e solidi (i cosiddetti alimenti complementari).

Questa nuova modalità di alimentazione non sostituisce ma affianca l’allattamento, che proseguirà fino a quando bambino e mamma lo vorranno.

PERCHÉ È IMPORTANTE LO SVEZZAMENTO

Lo svezzamento: uno di quei (tanti!) momenti della vita in cui il genitore guarda il figlio e, dentro di sé, esclama: “Ma perché non mi hanno dato anche il libretto di istruzioni?!”.

Confusione e conseguenti errori sono generati dalle troppe informazioni disponibili, spesso contrastanti, e dalle troppe figure che spesso basano i loro consigli su:

  • convinzioni datate
  • credenze sbagliate (nonni, amiche, vicini di casa, la mamma ai giardinetti)
  • conoscenza superficiale della materia o strategie di marketing (riviste generaliste o perfino di settore, blogger, influencers).

La salute del bambino

Questa confusione è doppiamente nociva, perché da un lato crea ansia e fatica inutili nei genitori e, dall’altro, rischia di avere ripercussioni n prospettiva sulla salute dei nostri figli. È infatti provato che i comportamenti – ivi compresi quelli alimentari – attuati nei primi 1.000 giorni di vita del bambino (a partire dal concepimento per arrivare ai 2 anni, comprensivi quindi anche del periodo dello svezzamento) avranno effetti DURATURI sulla sua intera vita.

Questa notizia, se da un lato è buona, dall’altro può comprensibilmente generare un pizzico di ansia.

Se, infatti, anche dalle abitudini alimentari del genitore dipendono modifiche del feto prima e del bambino poi, vuol dire, in estrema sintesi, che ciò che mangia o non mangia la mamma (e quanto, e come) contribuirà o meno, ad esempio, a proteggere il figlioletto dallo sviluppo di tante patologie, tra cui:

  • obesità
  • diabete
  • ipertensione
  • malattie cardiovascolari.

Una grande responsabilità, dunque.

Ma anche una bella sfida, che si può vincere con pochi, semplici, accorgimenti!

L’educazione alimentare del bambino

Accanto a una funzione fisiologica, lo svezzamento ne riveste anche una spesso trascurata ma, invece, altrettanto importante: quella educativa e culturale.

Innanzitutto: lo svezzamento ha mille sfaccettature: tante quante sono le abitudini alimentari dei bambini nei vari Paesi del mondo, legate alla cultura del particolare luogo di nascita del bimbo, che a propria volta è influenzata dalla geografia e dalla conseguente disponibilità di alimenti di quel luogo.

Lo svezzamento è la prosecuzione di un percorso di gusto che il bimbo ha cominciato nella pancia della mamma e che ora può sperimentare lui in prima persona, attivamente.

Quindi, è un momento fondamentale per educare il bambino a conoscere alimenti diversi, sperimentare gusti diversi, provare consistenze diverse (compatibilmente con il suo sviluppo neuromotorio).

Come sempre, un CASO CONCRETO vale più di mille parole: i bambini abituati a consumare prodotti per l’infanzia a base di verdure, che contengono perlopiù quelle dal sapore dolce, come carote e zucchine, difficilmente e con più fatica accetteranno, anche da ragazzi o adulti, le verdure dal sapore più aspro o amaro (come il cavolo, per esempio).

Se, per comodità o per assecondare i loro “capricci”, non gliele si propongono più e più volte durante l’infanzia, difficilmente da ragazzi o da adulti impareranno ad apprezzare anche queste verdure, perdendo così una fonte fondamentale di sali minerali, vitamine e composti bioattivi, difficilmente rimpiazzabili.

A questo proposito, ricordiamo che i bambini hanno una predilezione innata per il gusto dolce, mentre vanno educati agli altri sapori gradualmente e costantemente, durante lo svezzamento e oltre. Un alimento nuovo va proposto al bambino almeno 8-10 volte prima di venire accettato.

QUANDO E COME INIZIARE LO SVEZZAMENTO

Si diceva che lo svezzamento serve per “traghettare” il bambino da un’alimentazione esclusivamente a base di latte a quella che è l’alimentazione abituale di tutta la famiglia.

Quindi, l’introduzione degli alimenti complementari sarà graduale e affiancherà l’allattamento, andando a sostituirvisi poco alla volta, assecondando le esigenze di mamma e bambino.

Svezzamento: a 6 mesi o a 4 mesi?

Fatta questa premessa, il primo dubbio della maggior parte dei neo-genitori è: quando cominciare con lo svezzamento?

Ebbene, la risposta più spiazzante, ma anche la più corretta, è: “DIPENDE”!

Per individuare il momento migliore per introdurre i primi alimenti complementari, ogni genitore, con il supporto del pediatra, dovrà interpretare i segnali che il proprio bimbo manda.

In linea di massima, comunque, tutte le principali associazioni e federazioni di pediatri, nonché l’OMS, individuano nel compimento dei 6 mesi di età il periodo migliore per iniziare lo svezzamento.

Nei primi sei mesi di vita, infatti, il bambino dovrebbe essere allattato al seno in maniera esclusiva.

Si può “derogare” alla regola dei 6 mesi?

Sì, ma in casi particolari, cioè:

  • bambini nati pre-termine o molto piccoli;
  • bambini nati da mamma anemica;
  • bambini con una crescita particolarmente importante;
  • bambini a cui viene tagliato il cordone ombelicale troppo precocemente dopo il parto.

In generale, in tutte le situazioni che predispongono ad una carenza di ferro (minerale fondamentale in questa fase di crescita esponenziale del corpo del bambino) lo svezzamento può essere anticipato, ma mai prima dei 4 mesi.

Svezzamento: come capire se è il momento giusto?

Come mai i 6 mesi sono così fatidici? E quali sono i segnali che ci permettono di capire che il bimbo è pronto a conoscere cibi semi-solidi o solidi?

Intorno ai sei mesi (quindi, più realisticamente, in un periodo compreso tra i 5 ed i 7 mesi):

  • cambiano le esigenze nutrizionali, ed in particolare il solo latte materno non fornisce più le quantità di ferro necessarie per la crescita sostenuta del bambino;
  • lo sviluppo neuromotorio permette ai bambini di stare seduti da soli, tenere su la testa, cominciare a masticare;
  • la funzionalità renale acquisita permette di introdurre alimenti diversi dal latte;
  • anche se l’attività degli enzimi digestivi non è ancora ai livelli dell’adulto, la maturazione dell’apparato gastrointestinale è completa.

Genitori e pediatra capiranno quindi che è il momento giusto per cominciare ad introdurre alimenti complementari osservando e valutando la crescita del bambino nel suo complesso e anche in relazione al suo contesto di vita:

  • il bambino cresce regolarmente in peso e lunghezza, per cui le esigenze nutrizionali aumentano;
  • il bambino ha raggiunto uno sviluppo neuromotorio adeguato (come descritto sopra);
  • il bambino mostra interesse e curiosità verso il cibo;
  • la mamma riprende la sua attività lavorativa;
  • inoltre il pediatra, o il nutrizionista, che affiancano la famiglia valuteranno anche il contesto socio-culturale per consigliare al meglio sulle modalità con cui attuare l’alimentazione complementare.

Abbiamo dunque posto le basi per comprendere l’importanza e le tempistiche dello svezzamento del bambino. A questo punto occorre rispondere a un’altra domanda che assilla le mamme e i papà: quali alimenti somministrare al bambino, e con quale frequenza?

Ne parleremo nel prossimo articolo (SEGUE).

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Se avete domande da sottoporre alla dottoressa Gabriella Regis, scrivete una mail a:

gabry.regis@libero.it – corriamoatavola@gmail.com

oppure compilate il seguente form e sarete prontamente ricontattati.

Redazione Corriamo a Tavola

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