Svezzamento: quando introdurre gli alimenti allergizzanti?

Svezzamento: quando introdurre gli alimenti allergizzanti?

Dopo aver spiegato, nei precedenti articoli, che cosa sia l’alimentazione complementare del bambino, quando iniziare lo svezzamento e quali errori evitare, oggi rispondiamo ad un’altra delle domande che destano maggiore preoccupazione ai neo-genitori: quando introdurre gli alimenti allergizzanti nella dieta del bambino?

L’introduzione degli alimenti allergizzanti nello svezzamento

Per molto tempo si è pensato che ritardare l’introduzione di alimenti allergizzanti nella dieta dei bambini li potesse proteggere tutti (compresi, quindi, quelli predisposti), dallo sviluppo di allergie e/o celiachia. In realtà, nonostante un calendario che prevedeva tempistiche diverse per l’introduzione dei vari alimenti, relegando quelli allergizzanti in coda, si è assistito ad un aumento dei casi di allergie del bambino.

Peraltro, a smentire la tesi dell’introduzione ritardata degli alimenti allergizzanti nella dieta del bambino ha concorso l’osservazione di un fenomeno: in un Paese come Israele, dove le arachidi costituiscono la base dello svezzamento, e vengono quindi introdotte fin da subito nell’alimentazione del bimbo, si registra una bassa incidenza di allergia alle arachidi stesse.

Partendo da queste basi, sono stati compiuti diversi studi che hanno portato a rivedere le modalità e le tempistiche di introduzione, nello svezzamento, di cibi allergizzanti (tra i quali annoveriamo uovo, latte, pesce, grano, soia, frutta a guscio).

Come spiega la dottoressa Gabriella Regis, biologa nutrizionista specializzata in bambini, a Torino, e coordinatrice scientifica del network Corriamo a Tavola, “Attualmente le indicazioni prevedono di:

  • introdurre nella dieta del bambino anche i cibi potenzialmente allergizzanti nella finestra temporale che va dai 4-5 mesi agli 11-12 mesi. In questo lasso di tempo, il sistema immunitario del bambino posto a contatto più volte con le proteine dei vari alimenti impara a riconoscerle, e quindi non innesca una risposta immunitaria, ma si dice che diventa tollerante nei loro confronti;
  • è bene, tuttavia, non introdurre un alimento nuovo ad ogni pasto (e questa indicazione vale anche per gli alimenti non allergizzanti), ma lasciar trascorrere 3-5 giorni tra una novità e l’altra così da poter identificare prontamente un qualsiasi alimento responsabile di una reazione avversa nel bimbo;
  • la tolleranza, inoltre, si instaura solo dopo ripetute esposizioni (come abbiamo detto il sistema immunitario del bimbo deve familiarizzare con l’alimento nuovo: neanche voi dareste confidenza a un tizio appena conosciuto, no?!), per cui tutti gli alimenti vanno riproposti più volte al bimbo durante lo svezzamento; un solo assaggio non è sufficiente;
  • non esiste un ordine corretto con cui introdurre gli alimenti allergizzanti nello svezzamento: l’unico ordine è quello dettato dal singolo bambino, ossia la regola è assecondare lo sviluppo neuromotorio del bimbo, la sua progressiva capacità di masticare e deglutire cibi con consistenze diverse;
  • un’indicazione precisa, però, va data per l’uovo: è importante che nelle fasi iniziali dello svezzamento sia somministrato al bimbo sempre cotto, per una maggiore digeribilità;
  • i bimbi che hanno manifestato reazioni allergiche dopo l’introduzione di un alimento o che soffrono di dermatite atopica di media-grave intensità, è bene che siano seguiti da un medico specialista”.

Celiachia del bambino: che cos’è e che cosa fare?

Alla celiachia del bambino abbiamo già dedicato uno specifico approfondimento.

In questa sede è importante ribadire che la celiachia, in quanto non va confusa con le allergie alimentari perché è una malattia autoimmunitaria scatenata dal consumo di glutine (una proteina presente in diversi cereali tra cui frumento, orzo, farro, segale, kamut, seitan, malto, e avena, anche se in quest’ultima la presenza è dovuta solo a contaminazioni) e che colpisce l’intestino e altri organi.

Che rapporto c’è tra lo svezzamento e la manifestazione della celiachia?

Come illustra ancora la dottoressa Regis, “Si è a lungo discusso sia su quale fosse la tempistica migliore per l’introduzione di alimenti contenenti glutine nello svezzamento, sia se l’allattamento al seno potesse risultare protettivo sullo sviluppo futuro della celiachia nel bimbo.

Le conclusioni attuali possono essere così riassunte:

  • l’allattamento esclusivo al seno non ha effetti protettivi sul successivo sviluppo di malattia celiaca;
  • il glutine può essere introdotto nella solita finestra temporale compresa tra 4 e 12 mesi;
  • anche se non esistono quantità standardizzate consigliabili, è bene cominciare introducendo piccole quantità di glutine senza arrivare mai a quantità troppo importanti almeno durante tutto lo svezzamento.

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Se avete domande da sottoporre alla dottoressa Gabriella Regis, scrivete una mail a:

gabry.regis@libero.it – corriamoatavola@gmail.com

oppure compilate il seguente form e sarete prontamente ricontattati.

Redazione Corriamo a Tavola

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