Il latte nell’alimentazione dei bambini: tutto quello che c’è da sapere

Il latte nell’alimentazione dei bambini: tutto quello che c’è da sapere

Il latte, nell’alimentazione dei bambini è sempre stato considerato fondamentale, tanto che intere generazioni di genitori e nonni lo hanno spesso inteso come panacea di ogni male dei figlioletti o dei nipotini, attribuendogli proprietà nutrizionali perfino maggiori delle tante che già possiede.

Negli ultimi anni, invece, a fronte di continua a berlo abitualmente, ci sono anche tanti che, travolti dall’ultima moda alimentare, hanno deciso non solo di limitarne l’uso, ma addirittura di bandirlo dalla propria tavola, ritenendolo – a torto – causa di tutte le patologie conosciute e non (tumori, malattie cardiovascolari, malattie cerebrovascolari, diabete di tipo 2, autismo, sovrappeso e obesità). Risultato? In Italia si registra una progressiva flessione del consumo di latte, da parte sia degli adulti sia dei bambini. E questo, malgrado le linee guida nutrizionali suggeriscano di inserire nella dieta 2-3 razioni giornaliere di latte e yogurt, cui andrebbero aggiunte 2- 3 porzioni settimanali di formaggi.

Completo e particolarmente adatto ad una dieta equilibrata, il latte riveste infatti un ruolo primario nell’alimentazione sia degli adulti sia dei bambini, per i quali, non a caso, il latte vaccino è consigliato già dopo il primo anno di età.

Vediamo quindi, grazie al contributo della dottoressa Gabriella Regis, biologa nutrizionista del progetto Corriamo a Tavola, perché è così importante introdurre negli adeguati quantitativi il latte nell’alimentazione dei bambini.

Perché il latte è importante nell’alimentazione del bambino

Per comprendere perché il latte nell’alimentazione dei bambini abbia un ruolo di primo piano, occorre innanzitutto capire quali siano i suoi nutrienti:

  • acqua, che rappresenta l’87-90% del latte;
  • carboidrati semplici, fonte preziosa di energia, rappresentati essenzialmente dal lattosio (uno zucchero formato da glucosio e galattosio, la cui digestione dipende dall’enzima lattasi);
  • proteine di alto valore biologico – perché complete nella composizione amminoacidica – nonché di elevata digeribilità e biodisponibilità;
  • grassi, il cui contenuto è superiore al 3.5% nel latte intero, intorno al 1.5-1.8% nel latte parzialmente scremato e meno dello 0.5% nello scremato;
  • minerali, tra cui spiccano il calcio (che è ad elevata disponibilità, mentre quello presente in altri alimenti quali vegetali, frutta secca, legumi, cereali integrali, è, per diversi motivi, meno disponibile e quindi assorbito in minor misura) importante per la mineralizzazione delle ossa, per la coagulazione del sangue, e per regolare diverse funzioni tra cui la contrazione muscolare, la trasmissione dell’impulso nervoso, la secrezione ormonale; il fosforo, anch’esso costituente fondamentale delle ossa; magnesio; potassio; zinco; selenio;
  • vitamine, sia liposolubili (vale a dire solubili nei grassi, la cui quantità è quindi legata al contenuto di grassi del latte, e quindi minore nello scremato rispetto all’intero), in particolare la vitamina A, ed in misura minore D ed E; sia idrosolubili, tra cui spiccano diverse vitamine del gruppo B, in particolare la B12 e la B2, importante nelle vie metaboliche di carboidrati, lipidi e aminoacidi.

Perché, dunque, è bene che il bambino beva il latte? “Come si può evincere dallo schemino dei nutrienti del latte pubblicato sopra – spiega la dottoressa Regis – le ragioni sono molteplici, ma in questa sede vorrei porre l’accento in particolare su due aspetti, fortemente attinenti alla filosofia del progetto Corriamo a Tavola, che tende a contrastare l’eccesso ponderale in età pediatrica attraverso il connubio tra attività fisica e corretta alimentazione del bambino:

  1. il consumo delle corrette porzioni di latte e yogurt garantisce la copertura del 50% del fabbisogno giornaliero di calcio del bambino;
  2. diversi studi hanno dimostrato che l’assunzione di latte è correlata anche alla prevenzione del sovrappeso e dell’obesità del bambino, tanto che i bimbi che consumano scarse quantità di latte e yogurt presentano maggiori problemi di peso”.

Quale latte scegliere per il bambino?

Data per assunta l’importanza del latte nell’alimentazione del bambino, si pone innanzitutto un’altra domanda: quale latte scegliere per il bimbo? Attenzione: non si sta parlando di marche, bensì di tipologie. In commercio, infatti, esistono vari tipi di latte, la cui denominazione indica il trattamento subito, il tempo di conservazione ed anche a chi è destinato:

  • latte fresco pastorizzato: pastorizzato a 72-78° C per 15-20 secondi, si conserva fino a 6 giorni in frigorifero;
  • latte fresco pastorizzato alta qualità: pastorizzato a 72° C per 15-18 secondi, anch’esso si conserva fino a 6 giorni in frigorifero. La pastorizzazione più blanda permette di mantenere una quota maggiore di sieroproteine, per cui il latte alta qualità ha almeno il 15,5% di sieroproteine contro il 14% del latte fresco;
  • latte microfiltrato pastorizzato: il latte scremato viene fatto passare attraverso un filtro dotato di fori piccolissimi che trattengono i batteri presenti nel latte (microfiltrazione). Dopo aver reintrodotto la parte lipidica, viene pastorizzato. L’accoppiata pastorizzazione e microfiltrazione fa sì che il latte si possa conservare più a lungo, fino al decimo giorno successivo alla pastorizzazione;
  • latte sterilizzato UHT (Ultra High Temperature): sottoposto a trattamento da 135° a 150° C per 2-4 secondi, si conserva fino a 3 mesi a temperatura ambiente;
  • latte delattosato o ad alta digeribilità: viene trattato con l’enzima lattasi che scinde il lattosio nelle sue due componenti, glucosio e galattosio. Il contenuto di lattosio passa cosi da 4.5-5% a < 0.1% o < 0.01% a seconda che il latte ottenuto sia a basso o a trascurabile tenore di lattosio, rendendolo quindi adatto anche al consumo da parte degli intolleranti (VEDI SOTTO).

“Tutte queste tipologie ben si adattano al consumo di latte da parte dei bambini – chiarisce la dottoressa Gabriella Regis – e la loro composizione non varia molto dal punto di vista dei nutrienti. Quelli che maggiormente differiscono sono le vitamine più sensibili al calore che si trovano in minor quantità nel latte UHT rispetto a quello pastorizzato, poiché il trattamento termico è più drastico nel primo caso, per cui il latte UHT risulta più povero di vitamina B12 e soprattutto di folati. Nonostante ciò, se l’alimentazione quotidiana del bambino è ben bilanciata, queste variazioni non influiscono in maniera significativa sulla quota giornaliera di queste vitamine che il bambino dovrebbe assumere.

Diverso è il discorso, invece, se parliamo di latte intero, parzialmente scremato o scremato: in questo caso, poniamo l’accento sulla quantità di grassi contenuti all’interno di questo alimento che passa dal 3.6% del latte intero fino al 1.5% del latte parzialmente scremato fino allo 0.2% del latte scremato. Orientandosi verso un consumo di latte parzialmente scremato invece che intero, si riduce la quota di grassi saturi e di colesterolo introdotti quotidianamente e questo può risultare sicuramente preferibile, soprattutto per quei bambini che cominciano a manifestare o già evidenziano chiaramente problemi di sovrappeso”.

E se il bambino è intollerante o allergico al latte?

Nonostante l’importante ruolo nutrizionale del latte nella nostra alimentazione, non sempre è possibile consumarlo. Può capitare, infatti, che il bambino sia intollerante o allergico al latte. Prima di capire come debbano comportarsi i genitori in questo caso e se esistano valide alternative al consumo del latte, facciamoci spiegare dalla dottoressa Gabriella Regis la differenza tra intolleranza ed allergia.

  • Intolleranza al lattosio: è una reazione avversa che non coinvolge il sistema immunitario e che causa sintomi dall’intensità variabile (gonfiore, dolore addominale, diarrea). È dovuta alla mancanza totale o a una ridotta produzione o attività dell’enzima lattasi, necessario per la digestione del lattosio. Il lattosio indigerito giunge al colon, dove viene fermentato dalla flora batterica con conseguente formazione di gas, responsabili della sintomatologia. Per diagnosticare tale intolleranza viene eseguito il cosiddetto Breath Test.
  • Allergia alle proteine del latte: è una risposta mediata dal sistema immunitario, che riconosce come nemiche alcune componenti proteiche del latte. La sintomatologia è varia e complessa, e oltre a sintomi gastrointestinali (vomito, reflusso, diarrea, stipsi, …) può dare sintomi cutanei (eczema, orticaria), respiratori (difficoltà respiratoria, tosse persistente), nonché generali (affaticamento, difficoltà del sonno, …). Per diagnosticarla è necessario seguire l’iter indicato dal medico di famiglia o dal pediatra, senza intraprendere autonomamente diete squilibrate e inadeguate o ricorrere a strumenti diagnostici inaffidabili quali test generici.

Fatte queste premesse, cosa fare se si accerta che il bambino è intollerante o allergico al latte?

“Un bambino in cui sia stata accertata l’intolleranza al lattosio deve porre attenzione a diversi alimenti che si trovano comunemente sulle nostre tavole – chiarisce ancora la biologa nutrizionista del progetto Corriamo a Tavola -. Il lattosio, infatti, non si trova solo nel latte e nei suoi derivati, ma anche in tutti quei cibi di cui il latte è un ingrediente (formaggi freschi, burro, frappè, gelati, dolci o creme preparati con latte e/o burro, …) oppure in alimenti in cui funge da additivo (prodotti da forno, insaccati, corn flakes, diversi tipi di snack, minestre confezionate, …). Quindi, occhio all’etichetta!”.

Per quanto riguarda i formaggi – prosegue la dottoressa Regis – quelli freschi sono da evitare, mentre alcuni come parmigiano reggiano, grana padano, pecorino, fontina, gorgonzola, grazie alla presenza di batteri lattici o alla stagionatura prolungata, sono poveri di lattosio per cui possono essere consumati con moderazione. Discorso analogo per lo yogurt: i batteri responsabili della sua produzione, fermentando il lattosio lo scindono in glucosio e galattosio e rendono quindi lo yogurt adatto anche agli intolleranti (sempre con moderazione!). L’intolleranza al lattosio non è, nella maggior parte dei casi , una situazione di tutto o nulla, dipende dalla causa alla base dell’intolleranza: se l’enzima lattasi è completamente assente, l’intolleranza sarà maggiore che non in altri individui in cui l’enzima lattasi è presente ma funziona meno bene. Per coloro che manifestano i sintomi di tale intolleranza dopo aver bevuto anche solo poche gocce di latte, la soluzione è nei prodotti delattosati, sia latte sia tutti i suoi derivati”.

E se invece il bambino è allergico al latte? “In caso di allergia alle proteine del latte – conclude la biologa nutrizionista –  il bambino dovrà evitare del tutto il latte ed i suoi derivati, nonché tutti i prodotti che lo contengono: in questo caso la reazione è mediata dal sistema immunitario e può essere importante anche solo se si viene a contatto con quantità minime di allergene”.

Lo yogurt nell’alimentazione del bambino

Senza mitizzarlo come sovente viene fatto, anche lo yogurt nell’alimentazione del bambino può rivestire un ruolo di primo piano. Facciamo, tuttavia, come sempre un passo indietro, spiegandone origine, provenienza e proprietà.

Lo yogurt, alimento noto all’uomo da millenni, è ottenuto dalla fermentazione del latte ad opera di due batteri, il Lactobacillus bulgaricus e lo Streptococcus thermophilus.

Quando la fermentazione è dovuta a microorganismi diversi (o avviene in associazione ad essi), invece che di yogurt si parla genericamente di latti fermentati. Questi possono anche essere arricchiti da probiotici (il più delle volte lattobacilli e bifidobatteri), ossia microorganismi che, giunti nell’intestino, si moltiplicano e svolgono svariate funzioni benefiche per il nostro organismo (rendono l’ambiente intestinale sfavorevole a eventuali batteri patogeni, producono sostanze che inibiscono la crescita dei patogeni, stimolano il sistema immunitario dell’ospite).

Sia lo yogurt sia il latte fermentato sono più digeribili del latte perché durante la fermentazione i batteri digeriscono il lattosio, rendendoli, così, anche fruibili anche da chi è intollerante a questo zucchero.

A livello di nutrienti, lo yogurt contiene:

  • proteine
  • grassi (variabili da circa un 4% in quello intero, a 1.7% in quello parzialmente scremato per arrivare a meno dell’1% in quello scremato)
  • carboidrati
  • minerali (naturalmente calcio, nonché fosforo, potassio, magnesio)
  • vitamine (vitamina B2, vitamina B12, vitamina A).

Ed ora veniamo a qualche consiglio circa il corretto inserimento dello yogurt nell’alimentazione del bambino.

In primo luogo, lo yogurt è un ottimo alleato per spuntini e merende sane dei bambini, essendo un alimento:

  • saziante
  • ricco di nutrienti
  • utile alla buona salute della flora batterica intestinale
  • non eccessivamente calorico (soprattutto nella versione bianca).

Come spiega la dottoressa Regis, “Lo yogurt può essere consumato a colazione, insieme ad un frutto e una fetta di pane integrale per avere un primo pasto della giornata completo e nutriente, oppure può essere proposto a metà mattinata o metà pomeriggio per spezzare la fame ed arrivare ancora lucidi e scattanti ma non appesantiti a pranzo o a cena”.

Gli yogurt bianchi naturali e quelli greci non contengono zuccheri aggiunti, al contrario di quelli alla frutta ed in particolare dei cosiddetti yogurt per bambini, in cui invece sono impiegati per attenuare il tipico sapore acido e aumentare il gradimento.

Se il bambino non dovesse gradire molto il sapore meno dolce dello yogurt bianco – suggerisce la biologa nutrizionista di Corriamo a Tavola – potete provare ad adottare alcuni escamotage che ne cambino il gusto e/o la consistenza:

  • potete aggiungere della frutta a pezzetti (pesca, banana o fragole) oppure dei frutti piccini come mirtilli o lamponi
  • per i bambini che non amano sentire troppe consistenze diverse in bocca, invece che ai pezzi di frutta potete ricorrere alla frutta frullata: un’idea ottima e fresca da adottare in estate al posto del classico gelato
  • per i bambini che amano sperimentare potete sbizzarrirvi: oltre o in sostituzione dei pezzetti di frutta potete mettere dei cerali soffiati e magari un po’ di frutta secca (granella di nocciole o scaglie di mandorle). In questo caso sia l’apporto di calorie sia quello di nutrienti sono maggiori, per cui questa idea va bene per una colazione alternativa e fresca oppure per una merenda che preceda di circa due ore l’attività sportiva“.

In generale, nella scelta e nell’acquisto dello yogurt, un consiglio utile per i genitori è quello di leggere sempre attentamente la tabella nutrizionale, selezionando quello che contiene la minor quantità di zucchero: una buona educazione alimentare del bambino, infatti, comincia in famiglia non abituando il piccolo al gusto troppo dolce.

Formaggi e latticini nella dieta del bambino

Tra i derivati del latte, anche i formaggi e i latticini, nella dieta del bambino assumono un ruolo importante, anche se in questo caso, molto più che per quanto riguarda latte e yogurt, i genitori sono spesso costretti a confrontarsi con due reazioni diametralmente opposte da parte dei figli: l’assoluto rifiuto o l’abuso di tali prodotti, in quest’ultima fattispecie, e in particolare al cospetto di formaggi stagionati, con ripercussioni negative in termini di sovrappeso e obesità del bambino.

Ancora una volta, però, prima di addentrarci nel campo della corretta ed equilibrata alimentazione del bimbo, occorre fare una premessa: latticini e formaggi non sono sinonimi.

  • Per latticini, infatti, si indicano i derivati del latte che non subiscono la coagulazione della caseina che è la principale proteina del latte (quindi burro, panna, yogurt, ricotta)
  • mentre i formaggi sono i prodotti del latte derivati dalla coagulazione della caseina.

La ricotta, quindi, non è un formaggio perché derivata dal siero che si separa dalla cagliata durante la caseificazione. Questo fa sì che sia un prodotto molto digeribile e, soprattutto nella versione corretta ovvero senza aggiunta di latte o panna, leggera e poco calorica.

Tra i formaggi possiamo distinguere quelli freschi e quelli stagionati.

  • I formaggi freschi (crescenza, mozzarella) sono privi di crosta, hanno consistenza molle e tempi di conservazione molto brevi. La porzione per un adulto è di 100 gr, mentre per i bambini 6-10 anni è 70-80 gr. Si tratta di formaggi costituti perlopiù da acqua, ma contenenti anche, tra le altre cose, proteine, calcio, grassi saturi, colesterolo.
  • I formaggi stagionati, invece, possono andare da un minimo di 30 giorni di stagionatura (al di sotto di questo limite temporale vengono considerati freschi) fino a 12, 24 o addirittura oltre 30 mesi di stagionatura. Più lunga è la stagionatura, più il contenuto di acqua decresce ed il lattosio viene digerito rendendo il prodotto adatto anche per un consumo moderato da parte degli intolleranti. Naturalmente, questo processo fa sì che aumenti anche il contenuto di tutti gli altri nutrienti (diminuendo l’acqua questi diventano più concentrati), per cui, a parità di quantità, il formaggio stagionato rispetto al fresco conterrà più proteine, calcio, ma, purtroppo, anche colesterolo e acidi grassi saturi. Per questo motivo la porzione raccomandata è inferiore: 50 gr per l’adulto contro i 30-40 per il bambino 6-10 anni.

“Oltre alla quantità di formaggio, è bene porre anche attenzione alla frequenza con cui il bambino lo mangia – puntualizza la dottoressa Gabriella Regis -. Infatti, è consigliabile che un bimbo nella fascia d’età 6-10 anni consumi al massimo 2-3 porzioni alla settimana di formaggio, prediligendo quelli freschi (ossia ricotta, primo sale, tomini freschi) rispetto a quelli stagionati (tra questi, di sicuro una buona opzione è rappresentata dal Parmigiano, ottima fonte di proteine nobili e di calcio facilmente assorbibile).

Inoltre, genitori, fate attenzione a non commettere il tipico errore di offrire formaggi a fine pasto dopo che il bimbo ha già mangiato la sua porzione di carne o pesce o legumi. In questo caso il bambino andrebbe incontro ad un’assunzione esagerata di proteine, e se queste sono il cavallo di battaglia di ogni menù che si rispetti a casa dei nonni la domenica, non deve essere così nella vostra quotidianità: un eccessivo introito di proteine è una delle cause dell’aumento ponderale e di conseguenza viatico al sovrappeso e all’obesità dei bambini”.

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Se avete domande da sottoporre alla dottoressa Gabriella Regis, scrivete una mail a:

gabry.regis@libero.it – babyrun2013@gmail.com

oppure compilate il seguente form e sarete prontamente ricontattati.

 

Redazione Corriamo a Tavola

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