Alimentazione del bambino: c’è troppa… carne al fuoco!

Alimentazione del bambino: c’è troppa… carne al fuoco!

C’è troppa carne al fuoco nell’alimentazione dei bambini!

Aldilà del gioco di parole, e del dibattito – spesso più ideologico che costruttivo – tra estimatori e detrattori degli alimenti animali (o di origine animale) è indiscutibile che oggi la presenza della carne sulle tavole degli italiani sia eccessiva, peraltro, spesso, privilegiando la quantità a discapito della qualità. Non a caso, secondo gli ultimi dati Ismea (di inizio 2018), nel Bel Paese consumiamo quasi 80 kg di carne pro-capite l’anno, quindi un chilo e mezzo alla settimana: 4 volte tanto rispetto a quanto consigliato.

E questa sovrabbondanza investe, inevitabilmente, anche i più piccoli, vittime delle scelte alimentari dei genitori e dei nonni, molti dei quali credono ancora ciecamente all’assunto secondo cui “fettina è uguale ad alimentazione corretta”. Ebbene, non è così. O almeno non sempre e non in termini assoluti.

Ma allora, come regolarsi? Quante volte a settimana far mangiare la carne ai bambini? Quale carne dare ai bambini? E come reindirizzare i gusti e le preferenze di un bambino che mangia solo carne?

Proveremo, come sempre, a rispondere a tutte queste domande con il supporto della dottoressa Gabriella Regis, biologa nutrizionista per bambini, a Torino, e referente scientifica del network Corriamo a Tavola, per il contrasto di sovrappeso e obesità in età pediatrica.

Quanta carne ai bambini e quante volte a settimana?

Partiamo subito da un dato utile e concreto: per la salute dei nostri bambini (e anche per la nostra) il consumo di carne andrebbe limitato a 2-3 porzioni alla settimana, con l’accortezza di scegliere attentamente il prodotto al momento dell’acquisto così che, peraltro, la ridotta frequenza del consumo possa compensare il costo maggiore per aver scelto carne di qualità.

Detto della frequenza, l’altra domanda è: quanta carne dare ai bambini? “Tendenzialmente – spiega la dottoressa Regis – sia che si tratti di carne rossa (bovina, suina, equina, ovina), sia che si tratti di carne bianca (coniglio, pollo, tacchino, etc) la porzione di carne consigliata per il bambino è di 50-60 g per massimo 3 volte la settimana, mentre per l’adulto può salire a 100 g sempre non più d 3 volte a settimana”.

Come pro-memoria può tornare utile lo schemino qui sotto:

Bianca o rossa: quale carne dare ai bambini?

L’altro interrogativo che si pongono spesso i genitori più attenti alla salute dei propri figli è: quale carne dare ai bambini? Per un bambino è meglio la carne bianca o rossa?

Invece di limitarci a dare una risposta secca – illustra la biologa nutrizionista per bambini di Corriamo a Tavola – penso sia più interessante motivarla, così da comprenderne anche le ragioni. Innanzitutto: per carne rossa intendiamo quella di origine bovina, ovina, equina o suina, mentre per carne bianca quella di pollo, tacchino e altri volatili, e coniglio”.

Perché questa distinzione? Da dove nasce? Corrisponde anche a differenze sostanziali tra i due tipi di carne oppure no?

“Questa distinzione – commenta la dottoressa Regis – nasce da una pura osservazione: la carne rossa è più scura, mentre quella bianca è più chiara e questo è dovuto al rispettivo maggiore o minore contenuto in mioglobina. La mioglobina è una proteina che serve ad immagazzinare l’ossigeno nei muscoli e a trasportarlo velocemente alle fibrocellule muscolari quando queste si contraggono. Negli animali in cui il lavoro muscolare è più intenso, la quantità di mioglobina è maggiore e da qui il colorito più intenso. Le fibre rosse sono adatte agli sforzi lunghi e lavorano in aerobiosi (quindi le reazioni chimiche che portano alla formazione di energia avvengono in presenza di ossigeno) mentre quelle bianche a sforzi rapidi ed intensi che sfruttano un metabolismo energetico di tipo anaerobico (avviene in assenza di ossigeno). Ora, è facile comprendere che il bovino allevato in modo intensivo, che ha vissuto prettamente in modo “stazionario” oppure che è stato macellato da giovane avrà una carne meno consistente perché le fibre rosse non saranno state stimolate, non saranno così ipertrofiche come quelle di un bovino adulto, allevato come una volta”.

Ma non è tutto. “L’altra sostanziale differenza che corre tra carni bianche e rosse è la lunghezza delle fibre: più corte nelle prime e più lunghe nelle seconde. Questo, unitamente alla ridottissima presenza di collagene nella carne bianca, la rende più digeribile e quindi particolarmente adatta all’alimentazione di bambini ed anziani”.

Perché la carne fa bene al bambino?

Abbiamo già detto che il suo consumo non deve essere eccessivo, che bisogna privilegiare la qualità alla quantità e che per il bambino la carne banca e più digeribile di quella rossa. Resta da comprendere se e perché la carne fa bene al bambino.

“La risposta – spiega ancora la dottoressa Gabriella regis – risiede, come sempre, nei nutrienti di cu si può giovare l’organismo in crescita dei nostri bambini. Ecco quali sono i nutrenti della carne:

  • proteine di elevata qualità biologica, ossia proteine di buona digeribilità che contengono tutti gli aminoacidi, compresi quelli essenziali che il nostro organismo non è in grado di sintetizzare ex novo e vanno quindi assunti preformati con la dieta
  • minerali, quali ferro (serve per l’assemblaggio ed il corretto funzionamento dell’emoglobina e della mioglobina, le due proteine responsabili del trasporto dell’ossigeno nel sangue e nei muscoli, rispettivamente, nonché per il funzionamento di diversi enzimi); zinco (coinvolto in tante funzioni cellulari, è fondamentale per la crescita e lo sviluppo); rame (coinvolto nel metabolismo del ferro e cofattore di diversi enzimi). Ricordiamo che la forma chimica di ferro e zinco di origine animale ne facilita l’assorbimento, rispetto agli stessi minerali derivati dagli alimenti di origine vegetale
  • vitamine, soprattutto del gruppo B quali: B3 (costituente dei coenzimi NAD e NADP che prendono parte a diverse reazioni metaboliche); folati (implicati nella sintesi di acidi nucleici e aminoacidi, sono coinvolti anche nel metabolismo dell’omocisteina, un aminoacido il cui valore sopra la soglia rappresenta un fattore di rischio per l’insorgenza di malattie cardiovascolari); B6 (coenzima coinvolto nel metabolismo di aminoacidi, glucidi, lipidi, nonché in quello dell’omocisteina); B12 (necessaria per la formazione dei globuli rossi e per il buon funzionamento del sistema nervoso, è presente solo in prodotti di origine animale; anch’essa partecipa al metabolismo dell’omocisteina)
  • grassi: possibile nota dolente della carne, il contenuto in acidi grassi saturi e colesterolo, ossia le componenti lipidiche il cui eccesso è legato a sviluppo di sovrappeso e obesità e ad aumentato rischio di aterosclerosi, è in realtà diminuito nelle carni che arrivano oggi sulle nostre tavole, grazie alla selezione di determinate razze, unita a variazioni nella composizione dei mangimi. Come sempre, la soluzione sta nella moderazione, per cui seguendo la raccomandazione di consumare meno carne ma di maggiore qualità va da sé che non si eccederà neanche nell’assunzione di grassi saturi e colesterolo.

Che cosa fare se il bambino mangia solo carne?

Un po’ perché vi è abituato, un po’ perché sapore e consistenza gl sono più graditi e meno ostili rispetto a quello di altri cibi, non è raro il caso del “bambino che mangia solo carne”.

“Anche se è una definizione estrema – conferma la dottoressa Gabriella Regis – è infatti quella che mi danno moltissimi genitori che si rivolgono a me in quanto biologa nutrizionista per bambini, a Torino. Ora, sia per il benessere complessivo del bambino, sia per prevenire e contrastare sovrappeso e obesità del bambino stesso, abbiamo visto, invece, che l’ideale è un’alimentazione varia ed equilibrata, improntata alla dieta Mediterranea, e possibilmente abbinata alla pratica abituale di una attività fisica o sportiva. Mentre il consumo di carne andrebbe limitato a 2-3 volte la settimana”.

Come fare, dunque? Il primo consiglio è forse anche il più difficile: compatibilmente con il poco tempo che hanno oggi a disposizione i genitori per preparare pranzi e cene, nonché con una dieta del bambino che è difficile da tenere effettivamente sotto controllo, soprattutto quando il piccolo è in età scolare e almeno 2-3 pasti al giorno sono delegati alla mensa scolastica, occorre tutte le volte che è possibile uscire dalla via maestra: non assecondare i capricci alimentari del bambino per risolvere in fretta un problema, ma scegliere, variare, sperimentare. E, possibilmente, riportare indietro il calendario a quei tempi in cui la carne non era un’abitudine quotidiana, ma un’eccezione legata a pochi momenti dell’anno (festività o matrimoni), magari trovando il giusto compromesso tra ieri e oggi.

Come abbiamo visto per altri alimenti – come ad esempio i salumi –  anche la carne potrebbe essere, ad esempio, trasformata nel “piatto della settimana”, magari coinvolgendo il bambino nella preparazione di una ricetta sana e sfiziosa.

In quest’articolo la nostra foodblogger Sabrina Viotti ha proposto una semplice e veloce ricetta con la carne rossa per i bambini: quella degli involtini di vitello in umido. Ma tante altre se ne possono trovare on line o ideare con la propria fantasia e mettendo a frutto le indicazioni nutrizionali fornite da Corriamo a Tavola sulla corretta alimentazione dei bambini.

Il tutto, magari – ovviamente quando si ha un po’ di tempo a disposizione – preceduto da un gioco a tema, come il crucipuzzle sulla carne che abbiamo pubblicato a pagina 46 della prima guida Corriamo a Tavola dedicata ai bambini 6-10 anni, e che per comodità riportiamo qui sotto.

Carenza di ferro nei bambini: meglio la carne o gli spinaci? 

Quando dagli esami del sangue emerge una carenza di ferro nei bambini, vi si può in parte sopperire anche con l’alimentazione.

Ora, i bambini di ieri più ancora di quelli di oggi, associano un cibo in particolare all’apporto di ferro: gli spinaci (retaggio delle mitiche avventure del marinaio Braccio di Ferro, che hanno punteggiato l’infanzia di tanti genitori e nonni). Ma anche la fettina di carne è vista come una preziosa fonte di ferro. In effetti, entrambi questi alimenti contengono tale minerale, presente però in due forme chimiche differenti.

Il ferro della fettina di carne, quindi di origine animale (detto “ferro eme”), è più facilmente assorbito dal nostro intestino, mentre il ferro inorganico contenuto, ad esempio, negli spinaci (e in generale in vegetali, legumi, cereali, etc.) lo è soltanto in minima parte. Tuttavia, seguendo, anche a tavola, alcuni semplici accorgimenti, è possibile incrementare la quota di ferro di origine vegetale disponibile per il nostro organismo e contribuire, così, a sopperire alla carenza d ferro nel bambino. Ecco alcune indicazioni:

  • l’acido ascorbico (vitamina C) favorisce l’assorbimento del ferro non eme, da qui il consiglio di utilizzare il limone per condire le insalate e le verdure in genere oppure di combinare i piatti con alimenti ricchi di vitamina C (agrumi, pomodori, kiwi)
  • il fitato (presente in soia, lenticchie, piselli secchi), i polifenoli (come il tannino di tè e caffè) e le proteine vegetali inibiscono invece l’assorbimento di ferro non eme
  • il calcio, contenuto in latte e latticini, inibisce anch’esso l’assorbimento di ferro non eme, per cui è bene non associarne il consumo.

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Se avete domande da sottoporre alla dottoressa Gabriella Regis, scrivete una mail a:

gabry.regis@libero.it – corriamoatavola@gmail.com

oppure compilate il seguente form e sarete prontamente ricontattati.

Redazione Corriamo a Tavola

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