Social media e alimentazione: vacciniamoci contro gli influencer

Social media e alimentazione: vacciniamoci contro gli influencer

In origine era la televisione. Poi è arrivato internet che nel tempo ha decretato la nascita di un altro binomio, tanto tenace, quanto pericoloso: i social media e l’alimentazione, con una una nuova figura – quella del cosiddetto influencer – ad imperversare, facendosi veicolo commerciale dei più disparati prodotti con il pretesto di fornire consulenze alimentari, indicazioni nutrizionali, dritte dietologiche, nelle migliore delle ipotesi scopiazzate, ma altrettanto frequentemente inventate di sana pianta e senza alcun fondamento scientifico.

Quasi tutti gli italiani hanno una TV in casa e ne fruiscono più o meno intensamente a seconda degli impegni della giornata, che prevede che trascorriamo fuori casa buona parte del nostro tempo. Ma la stragrande maggioranza di noi ha la possibilità di accedere ai social media in ogni momento della giornata, anche durante gli spostamenti, anche durante l’orario di lavoro o di scuola. I social permeano le nostre giornate. E, più o meno consapevolmente, più o meno subdolamente, modellano le scelte sia dei bambini e degli adolescenti sia degli adulti.

L’influenza che i protagonisti dei social, influencer o blogger, hanno sui follower viene abilmente sfruttata per guidare anche le decisioni nel campo dell’alimentazione e il più delle volte spingendo sul consumo di cibi poco salutari se non addirittura spazzatura.

L’influenza del digital marketing sull’alimentazione di bambini e adolescenti

Solito complottismo? Solita voglia di addossare al Grande Fratello virtuale le conseguenze delle nostre scelte sbagliate? No, perché l’influenza del digital marketing sull’alimentazione di bambini e adolescenti viene avvalorato dai risultati di pubblicazioni scientifiche volte ad indagare proprio il condizionamento esercitato sulle scelte nutrizionali dei giovanissimi dagli influencers che tanto amano e seguono.

Cosa importerà mai agli scienziati degli influencer di Instagram, Facebook o Youtube? Importa molto. Tanto più nella misura in cui le loro foto ed i loro video riescono a far aumentare il consumo di cibo spazzatura in bambini e adolescenti, andando ad incidere direttamente su quella che è una delle maggiori emergenze sanitarie che coinvolge i giovani a livello mondiale: il sovrappeso o l’obesità in età pediatrica (0-14 anni).

Le conseguenze di sovrappeso ed obesità hanno ricadute sull’intera società, in termini di costi socio-sanitari, ma soprattutto sul singolo individuo e sulla sua famiglia, che si trovano ad affrontare problematiche sia fisiche sia psicologiche fin dalla prima infanzia, ed il più delle volte, protratte per tutta la vita, se non peggiorate dall’insorgenza di patologie favorite proprio dall’eccesso di peso (patologie cardio-vascolari, respiratorie, endocrine, dell’apparato scheletrico, tumorali).

Gli alimenti ultra-processati (i cosiddetti junk food o cibo spazzatura) sono ricchi di grassi saturi, sale e /o zuccheri semplici e favoriscono l’insorgenza di sovrappeso e obesità in bambini ed adolescenti.

Da tempo sono noti gli effetti persuasivi che diverse strategie di marketing adottate dalle aziende alimentari hanno su bambini ed adolescenti: che si tratti di pubblicità che inframmezza la visione dei cartoni animati o delle serie televisive dedicate, oppure che si tratti di più sottili mezzi quali regalare giocattoli, adesivi, gadget di varia natura legati a personaggi della TV o dei cartoni animati a chi acquista quel pacco di merendine oppure a chi ordina un certo menù bimbi in una catena di ristorazione, tutti questi stratagemmi vengono usati per indurre bambini e famiglie a consumare sempre più cibo spazzatura.

Le strategie di marketing delle aziende passano dall’influencer

Con l’avvento dei social media la strategia di marketing delle aziende però si è fatta più sottile: all’interno di una foto o di un video “casualmente” viene inserito un certo prodotto da sponsorizzare che spesso è un alimento e bambini ed adolescenti (ma gli stessi adulti) possono non decifrare che si tratti di pubblicità nascosta.

Non solo: un grande punto di forza dei social media è anche la capacità di far interagire gli utenti (o meglio i followers) tra di loro per cui gli stessi bambini e adolescenti amplificheranno quel messaggio scorretto, nel nostro caso a livello alimentare, e lo trasmetteranno ai loro pari che magari non seguono quel dato influencer.

Il legame che il bambino o l’adolescente instaura con l’influencer o lo youtuber è molto più immediato e forte rispetto a quello che legava noi genitori ai nostri idoli, così lontani, così irraggiungibili, con vite così diverse dalle nostre. Per i nostri figli l’identificazione è più diretta e forte e la malia molto più efficace.

A supporto di quanto detto sopra, ad aprile di quest’anno un gruppo di ricercatori di Liverpool ha pubblicato i risultati di uno studio che ha analizzato l’impatto della pubblicità di cibo salutare o spazzatura da parte di influencer (sono stati  coinvolti 2 blogger di Youtube, particolarmente popolari tra i bambini inglesi) sul consumo di tali alimenti in 176 bimbi di età compresa tra i 9 e gli 11 anni.

Lo studio ha evidenziato che: vedere gli influencer promuovere cibo spazzatura sui social media faceva aumentare l’assunzione di calorie nei bambini e che queste calorie provenivano soprattutto dal consumo di cibo spazzatura simile a quello pubblicizzato proprio dallo Youtuber.

Gli stessi effetti non si osservavano quando gli influencer pubblicizzavano spuntini salutari (come la frutta), forse perché l’aspetto edonistico è più marcato per il cibo spazzatura ed anche perché il packaging e la notorietà delle aziende legate a questo tipo di cibo colpiscono di più bambini e adolescenti.

Questo studio e pochi altri precedenti gettano le basi per cominciare a comprendere come l’uso dei social media da parte di bambini ed adolescenti può avere ricadute importanti influenzando, nell’immediato, le loro scelte su cosa e quanto mangiare, ma avendo anche importanti ripercussioni sulla loro salute e sulla loro qualità di vita nel loro immediato e prossimo futuro, esponendoli ad un’alta probabilità di sviluppare una serie di malattie gravi e pericolose (infarto, ictus, tumori, diabete).

Cibo e social media: come influencer e blogger guidano le scelte alimentari dei genitori

L’età minima per l’accesso libero ai social network, secondo la legislazione italiana, è 14 anni. Ciononostante, tanti bambini e adolescenti al di sotto della soglia di età li usano o comunque ne fruiscono, all’insaputa o, ancor peggio, sotto lo sguardo benevolo dei genitori. Ma, a fare bene i conti con la realtà, avere più di 14 anni o addirittura essere genitori di 30, 40 o 50 anni, non mette al riparo dalle insidie di questi simpatici “passatempi” che rubano tanto tempo prezioso alle nostre vite e che spesso guidano e manipolano, in modo a noi inconsapevole, le nostre scelte, anche di salute.

Nello specifico, guardando al campo dell’alimentazione, non si contano più i siti, gli influencer, i blogger che spiegano perché mangiare o non mangiare questo o quell’alimento, perché loro hanno scelto la tal dieta e quanto questo abbia migliorato la loro vita o, ancora peggio, che dispensano consigli su come svezzare i bambini e quali alimenti preferire nei diversi momenti della crescita.

Quando si parla ai genitori, infatti, le cose si complicano ulteriormente: fino a poco prima di diventare genitori la maggior parte di noi si occupava di alimentazione in termini edonistici (dove mangiare o come cucinare quel piatto così particolare e ricercato), sociali (dove andare a mangiare la pizza con il gruppo di amici), e solo in minima parte in termini di sana e corretta alimentazione.

Dopo la nascita dei figli tutto cambia: ci sentiamo responsabili in tutto e per tutto, e anche l’alimentazione diventa materia di studi ed approfondimenti, fin dalla gravidanza. La coppia, soprattutto la mamma, comincia ad informarsi su cosa è bene far mangiare al proprio figlio, come, quando e perché. E qui si insinuano i social media: prima ancora dei canali delle istituzioni, prima ancora dei canali dei professioni del settore, in sostanza prima dei canali autorevoli e affidabili, arrivano influencer e blogger che, come nel caso di quelli dedicati a bambini e adolescenti, usano le giuste parole e le giuste strategie per modellare le scelte dei genitori, in particolare delle mamme.

E cosa diranno mai questi/e influencer alle mamme? Solitamente più influencer o blogger vengono contattati da un’azienda alimentare che deve lanciare o ribadire la bontà di un prodotto dedicato a bambini o ragazzi o in generale alle famiglie e queste ultime vengono investite da più fronti da un messaggio comune. O almeno così sembra, visto che solitamente, a ondate,  si viene raggiunti da più post sponsorizzati, opera di svariati influencer o blogger, tutti impegnati a ribadire lo stesso concetto su un certo prodotto.

  • E i messaggi che passano sono del tutto fuorvianti:
    mangiare al fast food non è così dannoso come si pensa;
  • la frutta in fondo contiene anch’essa zuccheri semplici, per cui che differenza fa dare un frutto oppure un succo di frutta;
  • e così via, solo per citare i più plateali.

Mentre per bambini e adolescenti il messaggio che passa è “Io (influencer) sono di successo e da imitare anche perché bevo o mangio questi cibi”, per i genitori il messaggio che passa è  diverso “Fare i genitori nella nostra società è già così stressante, per cui non preoccupatevi, non siete cattivi genitori se concedete a vostro figlio il cibo del fast food, o se non volete discutere con lui per frutta e verdura e gli date i succhi di frutta al loro posto o se gli date affettati un giorno sì e uno no perché sono così comodi. Noi siamo come voi, siamo tutti sulla stessa barca, vi capiamo e vi assolviamo, consigliandovi solo fast food di prima qualità, succhi e affettati di origine controllata!!“.

A ben vedere questo messaggio è molto simile al meccanismo di assoluzione che guida gli adulti quando si avvicinano a una dieta: non la volontà di capire cosa stanno sbagliando nella propria alimentazione e correggerlo, ma la voglia di una dieta magica (senza carboidrati, senza latte, senza grassi, senza carne, dei gruppi sanguigni, del colore dei capelli o chissà di cos’altro) che loro possano seguire per 2-3 settimane in modo ferreo e che li assolva, senza però metterli in discussione, dai loro sbagli alimentari. Che, terminata la folle dieta, torneranno prontamente a commettere!

Come difendere genitori, bambini e adolescenti dall’influenza degli influencer

Quindi, se Instagram e Youtube sono sirene fascinose per bambini ed adolescenti, anche le innocue amicizie virtuali di Facebook e blog vari dei genitori non sono da meno. I video dello Youtuber che mangia cibo spazzatura o beve un energy drink mentre prova il nuovo videogioco o mostra le sue gesta mirabolanti in giro per la città, fanno il pari con gli articoli o i post di influencer e blogger che usano l’arte dello storytelling per sintonizzare il lettore/genitore di turno sulle frequenze del loro messaggio che è un misto di storie di vita vissuta in cui ogni genitore si identifica, inframezzate da alcune nozioni scientifico/nutrizionali in parte corrette e in arte distorte a proprio vantaggio, e uso di prodotti alimentari verso cui il genitore è spinto.

Come scampare a questa piena di informazioni più o meno cercate che arrivano da tanti canali nuovi e riuscire a conservare un minimo di senso critico per poter operare delle scelte veramente razionali e soprattutto utili a livello alimentare e salutistico per oggi ed in prospettiva, per noi ed i nostri figli?

  • vigilare sull’uso del cellulare di bambini ed adolescenti. Se ai nostri tempi si diceva di non lasciare i bambini da soli per ore davanti alla TV, ora i mezzi di distrazione di massa si sono moltiplicati ed anche noi genitori dobbiamo essere più vigili: occhio non solo a quali strumenti usano i nostri figli ma anche a come li usano;
  • le linee guida dell’OMS raccomandano di non esporre i bimbi sotto i due anni a nessun tipo di schermo (TV, cellulare, tablet), mentre dai 2 ai 5 anni la raccomandazione è di lasciarli davanti ad uno schermo al massimo per un’ora al giorno. Cominciamo ad educare i nostri figli, fin da piccoli, ad un uso moderato e non invasivo di TV, cellulari e dei vari social media;
  • noi genitori affidiamoci solo a figure esperte del settore: quando abbiamo un problema al motore della macchina non la portiamo dal medico né dall’estetista né tanto meno dall’elettrauto, ma da un meccanico. Quando abbiamo dubbi sull’alimentazione nostra e/o dei nostri figli, affidiamoci al medico di famiglia, al pediatra o a un/a nutrizionista, meglio se specialista in bambini, e non ai consigli dell’attrice di turno, della mamma blogger più seguita o dell’ortopedico visto in TV la domenica pomeriggio. Nel primo caso si tratta della macchina, nel secondo della salute nostra e dei nostri figli, qualche differenza di priorità ci sarà pure, no?

I social media esistono e come ogni strumento nelle nostre mani l’effetto che sortiscono dipende anche dall’uso che noi ne facciamo: se abbiamo dubbi sull’alimentazione affidiamoci a dei professionisti e lasciamo che l’influenza dell’influencer si limiti, al massimo, a come ci vestiamo e non a ciò che decidiamo di mangiare noi e in famiglia: al massimo andremo in giro vestiti in un modo un po’ ridicolo, ma non avremmo danneggiato la salute nostra e dei nostri figli.

REFERENZE

“Social media influencer marketing and children’s food intake: a randomized trial” Coates AE, Hardman CA, Halford JCG, Christiansen P, Boyland EJ. Pediatrics. 2019; 143 (4)

Report “Who’s feeding the kids online? – Digital food marketing and children in Ireland” Irish Heart Foundation 2016

“US food company branded advergames on the internet: children’s exposure and effects on snack consumption” Harris JL, Speers SE, Schwartz MB, Brownell KD. J Child Media. 2012;6(1):51–68

“Impulsivity,“advergames,” and food intake” Folkvord F, Anschütz DJ, Nederkoorn C, Westerik H, Buijzen M.  Pediatrics. 2014;133(6):1007–1012

Redazione Corriamo a Tavola

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